Da qui tutto inizia.

Abbiamo sempre avuto la possibilità di creare dalla nostra mente, una realtà immaginaria.

Siamo unici per questo. Il regno animale non ha meccanismi mentali simili, non ha un vocabolo complesso come il nostro, ma risponde solamente ad un antico istinto.

Noi invece, possiamo creare qualsiasi cosa immaginiamo sia possibile. Un tavolo, una sedia e un divano sono dapprima delle immaginazioni e poi la realizzazione di qualcuno.

Abbiamo creato nuove idee, regole o leggi.

È paradossale come l’intera umanità si muova all’interno di queste invisibili regole. Le rispetta, le condivide e le sostiene come se fossero motivo di vita.

Eppure, queste cose non sono reali ma la creazione di una realtà sociale ordinata. Perché comincio a gambe tesa?

Lo faccio per darti dal principio un riferimento e per aiutarti a comprendere che il limite è solo dentro noi. Siamo solo noi alla fine a dettare tutto.

Tutto parte dal modo in cui noi vediamo determinate cose. Non è possibile creare una vita diversa, se prima non accettiamo il punto nel quale ci troviamo.

È impossibile parlare di visione, se prima non comprendiamo la possibile realizzazione di questa.

Noi utilizziamo prodotti e idee di qualcun altro, che al principio erano visioni. La tua casa, ad esempio, è l’idea di un architetto.

La tua macchina è la visione di un designer, le tue scarpe quella di un imprenditore che ha creduto nelle proprie abilità. Il tuo telefono, la tv, il tuo computer sono idee di persone che hanno messo in gioco tutto, per portare avanti la propria visione.

È la visione ad avere una prima forma di realtà.

È da qui che occorre partire. Hai bisogno di vedere, prima di realizzare e di costruire per mostrare agli altri.

Occorre un riferimento immaginario, per dare vita a qualcosa che si trova solo nella tua testa.

Ora, se non c’è – devi crearla.

Sia chiaro!

Ciò non significa che puoi piegare l’acciaio o far scomparire il tavolo con il pensiero, lascio queste cavolate ad altri, ma puoi utilizzare in modo sensato il potenziale gratuito e disponibile in te.

Da tempo teniamo dormienti le nostre capacità.

La realtà materiale esiste e si tocca, mentre quella personale non si tocca e si manifesta nelle azioni quotidiane.

Dopo aver precisato questo passaggio abbastanza tosto, torniamo all’essenza del potere della visione.

Ogni mattina dedico 5 minuti al proiettare la mia immagine futura, espressa in un obiettivo.

So bene che a quell’obiettivo è legato il desiderio di raggiungerlo. Il mio compito è stimolare la mente nel prepararla in modo che possa agire correttamente e mettermi sulla giusta strada.

Potrà sembrarti complicato questo passaggio, ma fidati e continua a seguirmi.

La visualizzazione è una pratica molto antica, a differenza di ciò che si possa pensare. Io la scoprii troppo tardi, ma mi accorsi subito che in qualche modo già la stessi applicando.

Credevo di sbagliare, quando invece già sapevo di aver ragione. Quando scoprii durante un evento internazionale un passaggio dedicato alla visione, mi resi conto che il mondo in cui viviamo, non conosce nulla.

Noi, a nostra volta siamo assuefatti da una mediocrità di luoghi comuni che caratterizzano la vita di tutti i giorni a nostra insaputa. Questa pratica è miscelata tra stili orientali e metodiche di meditazione per darle un certo fascino.

Ora, per questo primo capitolo faremo insieme qualcosa d’importante. Cosa? Staccheremo da questo libro una parte di carta, per scriverci qualcosa che per te è molto importante.

La tua visione espressa in obiettivo.

Scrivi chiaramente il luogo preciso, il giorno, l’età che avrai, la situazione, la precisa somma di denaro, con chi sei e tutti i piccoli dettagli che riesci a costruire con la mente ora.

Devo questo passaggio a coloro che hanno riacceso in me tutto questo, Napoleon Hill, Earl Nightingale e Bob Proctor.

Mi hanno risvegliato dalla fase dormiente e mi hanno ridato la voglia di portare avanti nuovamente una visione con un metodo.

Prima di questo sopravvivevo senza accorgermene, e come me il 99% delle persone ancora non si accorge di questo.

Ricordo bene la sera del mio incidente. Tutto si racchiuse con un muro preso ad alta velocità, dopo un mezzo drift. Ricordo ogni attimo, ogni odore ma soprattutto l’ultimo brivido della paura. Ricordo l’ultimo istante prima del boom.

Per questo decisi di scrivere nel dettaglio questa strana situazione all’interno del mio primo libro “Un’altra chance”, perché solo raccontarlo mi ha permesso di liberarmi da quella sensazione.

Fu per me una strana cosa raccontare pubblicamente la mia vita e quella determinata situazione vissuta ai limiti di uno strano momento.

Ricordo, come dopo giorni mi ritrovai a camminare in una strada secondaria ad alta percorrenza, perché avevo necessità di camminare per calmare gli attacchi di panico.

Ma dopo quei giorni difficili, qualcosa cambiò dentro i miei pensieri. Mi resi conto di non essere più contento di quella vita, che meritavo di più.

Meritavo di viverla come è giusto che fosse e capii che stavo solamente occupando tempo con qualcosa di mediocre. Da lì, capii l’importanza del tempo, di come questo sia l’unico reale asset di vita sul quale investire ogni singola risorsa disponibile.

Possiamo guadagnare soldi persi, amori e beni di proprietà, ma il tempo non possiamo più riaverlo da nessuno.

Ogni minuto sprecato non torna più.
Non ne diamo valore perché crediamo di averne tanto, ma

è solo una percezione di quando non sai dove stai andando.

Il tempo è qualcosa che i ricchi cercano di comprare per avere il controllo della propria vita.

Da allora, ogni momento in cui sento di perdere tempo diventa per me un allarme e lo trasformo in un momento di crescita.

Ma questa energia è tratta da una visione che tu stesso hai, senza saperlo.

La visione è un privilegio che tutti noi possiamo alimentare, ma solo in pochi ne capiscono la profondità e il modo per arrivarci.

La società insegna cose che per la maggior parte delle volte non sono funzionali.

Ci insegnano a lavorare per realizzare i sogni altrui e non stimolare i propri.

“Smettila di sognare”.

Quante volte avrai sentito questa frase, come fosse una cosa banale.

Cosa significa lavorare per un sogno?

Chiedilo a chi lo sta perseguendo e ti renderai conto quanto sia difficile, piuttosto che pensare che sia una cosa stupida. Ma la colpa non è loro, ma di altri e di ciò che gli è stato associato dal principio.

Sono coloro che non sanno cosa significa realizzare un sogno. Gli ostacoli, il duro lavoro che c’è dietro un sogno, sono immensi.

Altro che sogno, c’è da farsi il culo per fare e realizzare qualcosa che desideri. Le difficoltà, i pianti e la resistenza ai continui fallimenti.

Il sogno è una cosa difficile da ottenere, ma nobile per chiunque tenti di affrontarla.

In Adattiva voglio offrire il metodo per realizzare un “sogno”, farlo diventare un progetto professionale e cominciare a vivere una vita degna di essere vissuta.

Per questo nasce Adattiva University.

Non intendo dire che sia facile, ma comunque possibile. Nessuno qui vive sulle nuvole, ma ci lasciamo solo ispirare da loro, perché ne abbiamo un estremo bisogno.

Un sogno, un’idea o una passione possono avere vita solo se possono essere trasformati in realtà, altrimenti restano solo cose immaginarie.

Se un progetto non può avere vita, è giusto saperlo dal principio, per evitare di perdere tempo in stupide illusioni. Se così fosse, resta un qualcosa di personale e andrà alimentato dal tuo lavoro attuale.

Per far funzionare un “sogno”, e parliamo di progetto professionale, è importante comprendere la sua utilità di mercato per mantenersi in vita.

Dico questo appunto per non illudere e per aiutarti a costruire il tuo sogno. Quando si vuole portare nel mercato un progetto, è importante subito valutare questa azione in chiave marketing, altrimenti potrebbe essere difficile la sua comprensione.

Quindi, adesso, passiamo dal sogno e dall’idea alla fase concreta, ovvero da cosa occorre per metterla in pratica per davvero. A differenza di quanto altri possano pensare, avere l’idea non basta.

Sai quante idee hanno le persone? Tante, ma non ha nessun valore se queste non vengono messe in pratica. Credo che le idee siano a disposizione dell’uomo e passano per l’Universo, ma la difficoltà sta nel realizzarle, non nell’averle.

Ero convinto che servisse l’idea straordinaria per cambiare la mia vita. Pensavo che la soluzione si trovasse in questo. Sbagliavo.

Stavo solo applicando il pensiero dell’escamotage e cercando l’illusione.

In questo 2030, posso dirti che l’unico modo per raggiungere i risultati è mettersi testa giù e lavorare.

Occorre fare sforzi, che solo pochi vogliono fare, se vuoi fare la differenza e lasciare un segno nei tuoi giorni. Un’idea è solo relativa, spesso cambia forma nel tragitto e te lo dimostrerò qui, in questo testo.

Quante idee hanno i tuoi amici? Quante ne hanno quelle persone conosciute durante una festa?

Guardali, dove sono ora. Guarda invece chi ha raggiunto risultati impattanti.

Che idee hanno avuto loro?

La formula vincente consiste nell’avere la capacità di mettere in ordine determinate idee, tracciare una linea, farsi il mazzo e cercare di scardinare il lucchetto per il bottino.

Secondo te, chi ha costruito l’impero degli hamburger ha inventato un panino? Certo che no!

E per il caffè? La pizza? Lo smartphone senza tasti? Ciascuno di questi prodotti era già sul mercato in forma non compresa, eppure in mano alla persona giusta è diventato un fenomeno planetario.

(Estratto libro PASSION)

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